L’astrologia, un’astronomia poetica

Astronomia e astrologia sono due discipline separate, tuttavia fino al XVII secolo la linea di confine tra di loro era molto sottile. L’astronomia, dal greco legge delle stelle, è la scienza che si occupa delle leggi fisiche e chimiche che governano l’universo, studiandone le origini e l’evoluzione. L’astrologia (dal greco parola delle stelle) rappresenta una sorta di versione poetica dell’astronomia: studia i fenomeni celesti da un punto di vista filosofico, interpreta i pianeti del sistema solare in chiave simbolica, mettendoli in relazione con gli eventi umani. Contemplando il cielo notturno, la perfezione del ciclo lunare, il perpetuo e regolare movimento dei pianeti, l’astrologo considera non solo le leggi fisiche che regolano i corpi celesti, ma anche il loro messaggio simbolico. Steven Forrest afferma: “La differenza tra astrologi e astronomi si riduce a questo: gli astronomi cercano di conoscere la forma dei cieli; gli astrologi ricercano il loro significato. L’astrologia è la parte poetica dell’astronomia. (…) Non studia che cosa sia il cielo, ma ciò che esso ci dice“(1).
La stessa origine accomuna astronomia e astrologia: entrambe nascono in epoche remote dall’osservazione attenta e curiosa del cielo, dei suoi pianeti e costellazioni da parte di uomini che non potevano avvalersi di alcuno strumento, ma che non cessavano di sentirsi invasi da meraviglia davanti alle loro scoperte. Le civiltà antiche hanno lasciato traccia delle loro osservazioni sulle stelle in vari punti del pianeta già dal periodo paleolitico (calendari lunari incisi su ossa, pietre e pareti di caverne) e successivamente in Mesopotamia, Egitto, Persia, India, Grecia, Impero Romano, Cina, Sud America. Luoghi come Stonehenge, costruiti in allineamento con l’apparente movimento del Sole, erano utilizzati come osservatori astronomici ed anche come spazi per celebrare ritualmente solstizi, equinozi e altri eventi planetari, ritenuti momenti di particolare interazione tra cielo e Terra, tra esseri umani e divinità. L’attribuzione di un significato simbolico a stelle e pianeti, e la conseguente nascita dell’astrologia come studio divinatorio dei messaggi provenienti dal cielo, si deve in gran parte al fatto che le antiche popolazioni consideravano il firmamento il luogo del sacro, la dimora degli Dei: “Nei tempi antichi il cielo era legato al sacro; la gente era sicura che Dio vivesse lì. Questo senso di sacralità del cielo è un elemento universale praticamente in tutte le religioni primitive“(2). I primi a riscontrare una potenziale corrispondenza tra eventi astronomici e manifestazioni della vita sulla Terra potrebbero essere stati i Sumeri, che nel XVII secolo a.C. compilarono l’Enuma Anu Enlil, un registro di fenomeni astronomici apparentemente collegati a eventi terrestri, utilizzato per formulare presagi sul presunto volere degli Dei. E’ la prima documentazione astrologica scritta che possediamo. Vicki Noble scrive: “Ciò che noi chiamiamo astrologia, per loro [gli antichi, n.d.r.] rappresentava l’intera visione cosmologica del mondo e il modo per affrontare la vita”(3). 
Le manifestazioni celesti rappresentavano quindi il modo in cui le divinità rivelavano agli uomini sapienti la loro volontà, la loro contrarietà o benevolenza. L’osservazione e interpretazione del cielo era un’attività legata al divino, al soprannaturale, sentita come necessaria per intercettare le intenzioni degli Dei, per propiziarsi la loro benevolenza ed evitare le avversità, e così organizzare la vita quotidiana sulla Terra.
Il ricorso a indicatori celesti per dare un ordine all’esistenza, rappresenta una tappa evolutiva importante nella storia dell’umanità: “
L’astrologia è uno dei primi tentativi compiuti dall’uomo per trovare l’ordine nascosto nell’apparente caos del mondo”(4). Probabilmente le prime osservazioni astronomiche rispondevano soprattutto al bisogno di orientarsi nel tempo e nello spazio; pian piano l’umanità arrivò a utilizzare stelle e fasi lunari per calcolare il passaggio del tempo e i ritmi dell’esistenza (si pensi ad esempio alla successione ciclica di mesi e stagioni e alle applicazioni nel campo dell’agricoltura) e a utilizzare gli astri come sistema di navigazione e orientamento nello spazio.  Nell’epoca attuale, l’uso di orologi, navigatori e calendari (e il nostro modo  ormai disincantato di guardare il cielo e la realtà) ci portano a dimenticare che la vita è ancora regolata dai cicli della Luna e dalla rotazione della Terra intorno al Sole, all’interno di quel perfetto meccanismo di equilibrio e movimento perpetuo che è il sistema solare. Oggi come nelle epoche pre-tecnologiche, l’astrologia, più di qualsiasi altro sistema simbolico, continua a mostrarci la nostra esistenza come parte di un ordine di più grande, immersa nel tempo, nello spazio e nella ciclicità dei fenomeni naturali, rendendo evidente la relazione tra la vita della natura (e quindi anche di quella umana) sulla Terra e il cosmo.
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(1) Steven FORREST, Il cielo interiore, Juppiter Consulting Publishing Company, 2009, p. 27.
(2) Ibid., p. 27.
(3) Vicki NOBLE, Il risveglio della dea, Tea, 2005, p. 108.
(4) Karen HAMAKER-ZONDAG, Psychological Astrology, Samuel Weiser Inc., 1990, p. 9.

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